Con le scuole chiuse, aumenta la povertà educativa e alimentare in Italia

L’emergenza globale di questi mesi ha colpito anche le famiglie italiane e a farne le spese sono soprattutto bambini e adolescenti che, secondo un’indagine svolta da 40 dB per Save the Children, sono oggi più esposti al rischio di povertà materiale, educativa e alimentare. Il necessario lockdown per arginare il rischio di contagio infatti, ha portato, come sappiamo, ad una prolungata chiusura delle scuole che ha comportato, per migliaia di bambini e bambine, un mancato accesso a moltissime attività ricreative, educative e motorie.

Un quadro reso più preoccupante dal fatto che, per circa metà degli alunni che si trovano in condizioni di difficoltà socio-economicheil pasto consumato in mensa è spesso l’unico pasto completo della giornata. Per questo Save the Children ha rivolto al Governo una raccomandazione, recepita dalla task force guidata da Vittorio Colao, che prevede di istituire un fondo di contrasto alla povertà alimentare minorile, cui possano accedere i Comuni, d’intesa con gli Uffici scolastici regionali, per l’attivazione di nuovi servizi di refezione scolastica o per aumentare l’offerta gratuita nelle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado presenti sui territori. Per conoscere meglio la situazione abbiamo intervistato Antonella Inverno, responsabile delle politiche per l’infanzia di Save the Children.

POST LOCKDOWN: BAMBINI SEMPRE PIÙ POVERI ANCHE DAL PUNTO DI VISTA EDUCATIVO

La pandemia da Coronavirus ha modificato le abitudini e la quotidianità dell’intera popolazione globale. In Italia, a partire dal mese di maggio, alcune attività hanno visto una progressiva ripartenza, ma ancora si contano i danni nel settore agroalimentare, e non si può parlare di ritorno alla normalità per le scuole, che resteranno chiuse fino a settembre. Questi mesi di difficoltà hanno modificato anche le abitudini delle famiglie italiane: è cambiato il modo di fare la spesa, e in molti casi è calata la capacità di acquisto a fronte di un aumento dei prezzi dei beni alimentari.

Save the Children, da tempo sensibile al tema della povertà educativa e alimentare in Italia, ha commissionato all’istituto di ricerca 40 dB un’indagine sull’impatto che il lockdown ha avuto sulla vita di famiglie con bambini e bambine. Dalle interviste, effettuate su 1000 ragazzi e ragazze di età compresa tra 8 e 17 anni e sulle loro famiglie, è emerso come nel 39,9% dei casi essi si trovassero in condizioni di difficoltà socio-economiche anche a causa dell’emergenza Covid-19, come confermato anche da un rapporto dell’UNICEF sulla malnutrizione infantile in Italia.

In questi mesi, per i bambini e le bambine in età scolare è stato, in generale, più difficilefare i compiti, seguire le lezioni a distanza, conservare la motivazione per andare a scuola. “Non dimentichiamo”, sottolinea Antonella Inverno, “che soprattutto in certe aree del Sud la povertà socio-economica, l’assenza della scuola e delle attività extrascolastiche sono temi che si intrecciano con l’occupazione femminile, il rischio di sviluppare sovrappeso e obesità e l’abbandono scolastico.” La chiusura dell’edificio scolastico quindi può avere conseguenze molto profonde sia sul presente che sul futuro della vita degli alunni.

SCUOLE CHIUSE, CRESCE LA POVERTÀ ALIMENTARE

“Già prima del lockdown”, spiega la responsabile di Save the Children, “in Italia contavamo 1 milione e 200 mila bambini in condizioni di povertà assoluta, oggi sono 700 mila in più a causa della crisi.” Antonella Inverno aggiunge che proprio tra questa popolazione, si riscontrano più frequentemente casi di sovrappeso e obesità infantile, e che il 3,9% dei bambini italiani non consumava un pasto proteico al giorno. “Percentuale che cresceva al 6,2% al Sud e nelle Isole. E tutto ciò è peggiorato in questi mesi.”

Secondo i dati elaborati dall’indagine di 4dB, durante l’emergenza sanitaria, quasi la metà delle famiglie con figli tra gli 8 e i 17 anni (44,7%) ha dovuto ridurre le spese alimentari e in molti casi (41,3%) i tagli hanno riguardato soprattutto carne e pesce, mentre il 15% ha dovuto ricorrere a varie forme di aiuti alimentari e iniziative solidali. Questo dato, come si legge nel rapporto, è ancor più grave alla luce del fatto che “prima del lockdown il 41,3% delle famiglie più fragili beneficiava del servizio di mensa scolastica per i propri figli e per quasi tutti loro (40,3%) questo servizio era esente o quasi da pagamenti.”

UN FONDO PER SOSTENERE LE MENSE SCOLASTICHE CONTRO LA POVERTÀ INFANTILE

Antonella Inverno chiarisce ulteriormente il concetto: “per una parte dei bambini in Italia, prima del lockdown, il pasto in mensa rappresentata l’unico pasto salutare della giornata. Adesso con il lockdown, non solo questo servizio non c’è più, ma la situazione si aggrava perché riscontriamo un maggiore rischio di scivolamento della povertà, che si traduce anche nella difficoltà di poter nutrire adeguatamente i figli. Questo fenomeno per cui proprio i territori dove vivono le famiglie a maggior rischio di povertà sono quelle dove sovrappeso e obesità rappresentano un problema più forte.”

Per questa ragione, Save the Children ha proposto l’istituzione di un fondo di contrasto alla povertà alimentare minorile da inserire nel Dl Rilancio, un’idea accolta dalla task force guidata da Vittorio Colao. “La salute e la nutrizione” si legge nel documento della ONG “sono elementi essenziali per avere una vita attiva ed autonoma e supportano lo sviluppo cognitivo e socio-emozionale dei bambini e degli adolescenti. Durante il periodo di isolamento forzato a casa, molti bambini, soprattutto coloro che vivono in abitazioni con spazi limitati, senza giardini, hanno ridotto notevolmente l’attività motoria. Inoltre, la diminuzione delle risorse economiche di molte famiglie incide anche sulle capacità di spesa per garantire un’alimentazione equilibrata ai minori.”

Il fondo dovrebbe essere gestito dal Ministero delle politiche agricole e forestali, e ad esso dovrebbero accedere i Comuni, in sinergia con gli uffici scolastici, per aumentare la capacità delle mense scolastiche di offrire pasti gratuiti o a costi ridotti a sempre più bambini e bambine in difficoltà. “Un pasto gratuito, garantito e salutare è un fattore di contrasto strutturato ed efficace contro la povertà alimentare”, specifica l’intervistata che aggiunge: “ci sono sempre più famiglie in condizioni di difficoltà socio-economiche e sappiamo che questo ha un impatto anche sulla salute dei bambini. Per questo dobbiamo utilizzare questo momento come un trampolino per immaginare una scuola nuova, inclusiva e capace di raggiungere tutti e tutte.”

Articolo di: “www.ilgiornaledelcibo.it”