FederBio annuncia che in Italia continua la crescita delle superfici di terreno destinato a colture biologiche: +2% nel 2019 rispetto all’anno precedente, con un incremento significativo del 79% dal 2010. Aumentano anche i cittadini che scelgono bio, con un valore di acquistato pari a 3,3 miliardi di euro nel 2019 (+180% negli ultimi 10 anni). È questo il quadro che emerge dal Rapporto 2020 sul biologico italiano del Sinab (Sistema di informazione nazionale sull’agricoltura biologica), presentato dal direttore di Ismea, Raffaele Borriello, durante l’evento “Il biologico Made in Italy nelle strategie europee”.
Il rapporto “Bio in cifre 2020” rileva che la superficie agricola coltivata a biologico ha raggiunto 1.993.236 ettari, mentre gli operatori nel 2019 sono 80.643, con un incremento del 2% rispetto al 2018 e del 69% negli ultimi 10 anni. Il dato conferma la leadership italiana in Europa per numero di operatori nel settore.
È continuato nel 2019 lo sviluppo del settore dell’acquacoltura, gli operatori coinvolti hanno raggiunto le 59 unità, con un incremento dell’11% rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda la distribuzione territoriale delle aziende, le Regioni del Centro-Nord raccolgono circa il 75% delle aziende nazionali, la cui attività è caratterizzata da mitilicoltura e molluschicoltura. Mentre al Centro-Sud, prevalgono allevamenti di spigole ed orate.
Rispetto al 2018, in Italia, il numero di capi allevati al 31 dicembre 2019 risulta contenuto al 4% per i bovini, mentre è in calo con valori percentuali negativi di oltre il 10% per suini, ovini, caprini ed equini. Nello stesso periodo è invece positiva la tendenza per il comparto avicolo in cui il pollame cresce del 14%. I numeri presentati evidenziano che la tendenza dei cittadini è sempre più orientata verso un’alimentazione biologica, anche se l’incidenza complessiva delle vendite sulla spesa per il settore è del 4%.
Per quanto riguarda i prezzi il rapporto analizza l’andamento di alcuni prodotti biologici e degli omologhi non certificati. Il confronto su un paniere di riferimento per un periodo di cinque anni, conferma come i prezzi all’origine dei prodotti bio siano mediamente più alti del 60%, con alcune eccezioni per l’ortofrutta dove le differenze sono meno marcate. Nel periodo del lockdown come è avvenuto per l’agroalimentare convenzionale anche per il settore biologico le transazioni presso la Gdo sono aumentate dell’11% rispetto alle stesse settimane del 2019, con incrementi molto elevati per farine e carni bovine, miele e latte.
Le stime del settore nel periodo dell’emergenza sanitaria provano come, in questa fase, gli italiani siano ancor più attenti nella scelta di prodotti che si connotano per le caratteristiche di sicurezza alimentare, qualità controllata e certificata e tracciabilità. Il fenomeno è tanto più evidente nelle aree dove il virus si è mostrato più aggressivo.
È importante supportare con iniziative concrete e un quadro legislativo coerente questa conversione. Il rischio è che la forte domanda dei consumatori italiani sia coperta da prodotti biologici di importazione, a scapito del bio made in Italy, che sono cresciuti del 13,1% rispetto al 2018, mentre occorre rafforzare i produttori agricoli nel nostro Paese attraverso lo sviluppo di filiere etiche fondate sul principio del giusto prezzo.
“In questo particolare momento storico – precisa Federbio – in cui l’Europa, con il Green Deal e le strategie Farm to Fork e biodiversità, sta puntando fortemente sul biologico, l’Italia non può permettersi di perdere l’opportunità per accelerare il percorso di transizione e perdere il proprio ruolo di leader come numero di operatori. Siamo dunque molto soddisfatti – continua FederBio – che la ministra Teresa Bellanova abbia evidenziato il settore come un driver fondamentale per lo sviluppo agroecologico, auspicando che l’approvazione definitiva della legge sul biologico avvenga già nei prossimi mesi”.
Scarica qui il report “Bio in cifre 2020”
Articolo di Sara Rossi per “ilfattoalimentare.it”