C’è chi al primo starnuto corre dal medico curante e chi invece si fida solo dei rimedi della nonna e si fionda nella dispensa a cercare l’alimento giusto per il malanno di turno. Peccato che nella maggior parte dei casi non si tratta d’altro che di miti duri a morire. Per questo ISSalute, il portale divulgativo dell’Istituto superiore di sanità, ha messo in fila alcuni popolari rimedi ‘fai da te’ che non hanno alcuna validità scientifica.
Latte e cibi grassi sono un rimedio utile contro la gastrite?
Secondo un popolare rimedio bere latte e mangiare cibi ricchi di grassi sarebbe un toccasana in caso di gastrite, ma in realtà potrebbe essere addirittura controproducente. Il consumo di alimenti ad elevato contenuto di grassi è, infatti, sconsigliato in caso di gastrite perché rallentano la digestione e riducono lo svuotamento gastrico, determinando un contatto prolungato delle pareti dello stomaco con i succhi gastrici. In caso di gastrite, quindi, è consigliato evitare carni grasse e trasformate, formaggi fermentati e molto stagionati, panna, fritture e alimenti che hanno subito cotture troppo prolungate ed elaborate.
Per quanto riguarda il latte, la questione è un po’ più complessa. Il latte infatti, grazie al suo pH quasi neutro (6-6,8), riesce a tamponare l’acidità dello stomaco e dare sollievo. Tuttavia si tratta di un effetto momentaneo, che può essere annullato dall’effetto negativo dei grassi in esso contenuti, soprattutto nel caso del latte intero, che può alla lunga contribuire a peggiorare i sintomi.
Per bere alcolici, chi ha l’esofagite o la gastrite può mangiare un po’ di burro?
Restando in tema di infiammazioni dello stomaco e del vicino esofago, esiste anche la credenza che per poter bere alcolici, fortemente sconsigliati in queste condizioni, basti mangiare un po’ di burro per ‘proteggere’ le mucose. Si tratta di un rimedio doppiamente controproducente. Da una parte i grassi del burro, come già spiegato sopra, determinano un allungamento dei tempi di svuotamento dello stomaco, una maggiore permanenza dei succhi gastrici e un peggioramento dei sintomi. Dall’altra le bevande alcoliche sono irritanti per le mucose. Insomma, in caso di gastrite ed esofagite, meglio stare alla larga dall’alcol e dagli alimenti grassi.
Per abbassare la pressione alta basta mangiare uno spicchio di aglio?
È molto diffusa anche la credenza che per tenere sotto controllo la pressione arteriosa sia sufficiente mangiare uno spicchio d’aglio ogni giorno, senza bisogno di farmaci antipertensivi. In realtà, anche se l’aglio ha mostrato modesti effetti positivi sulla pressione, non ci sono prove scientifiche che il consumo quotidiano sia una terapia efficace e non può sostituire i farmaci. Lo stesso vale per altri rimedi naturali come il magnesio, il cacao e gli omega-3.
Secondi i dati dell’Istituto superiore di sanità, in Italia ci sono più di 18 milioni di persone con ipertensione, circa un terzo della popolazione italiana, ma soltanto la metà degli ipertesi sa di esserlo. Una pressione arteriosa elevata rappresenta un fattore di rischio per ictus, infarto, insufficienza cardiaca, aneurismi, insufficienza renale e retinopatia e il metodo più efficace per ridurla è la terapia farmacologica con antipertensivi. Nonostante questo, tra le persone con diagnosi di ipertensione, solo la metà tiene la pressione sotto controllo con i farmaci. L’alimentazione può comunque aiutare, con una dieta sana ed equilibrata e soprattutto riducendo il sale.
La cannella può essere usata per curare il diabete?
Probabilmente è meno noto di altri rimedi ‘fai da te’, ma esiste anche la credenza che aggiungere cannella agli alimenti o assumere integratori a base di questa spezia aiuti a regolare la glicemia nelle persone diabetiche. In effetti, la revisione sistematica di numerosi studi su pazienti con diabete di tipo 2 ha mostrato che la cannella può migliorare la quantità di grassi e il livello di glucosio nel sangue.
Tuttavia, ad oggi non ci sono abbastanza evidenze scientifiche a supporto dell’uso sistematico di questa spezia nel trattamento del diabete e quindi non sono state definite le dosi e la durata della somministrazione della cannella, affinché risulti efficace. È importante, secondo l’Iss, proseguire con le terapie consolidate per il trattamento del diabete e riferire al proprio medico la volontà di assumere la cannella, in modo da calibrare la quantità più opportuna ed evitare improvvise oscillazioni della glicemia
Articolo di “ilfattoalimentare.it”