Capodanno è una delle feste più attese dell’anno. Significa dire addio al vecchio e prepararsi ad accogliere il nuovo, archiviare un anno che, tra gioie e dolori, non sempre ci ha soddisfatto e guardare al successivo con curiosità. E poi è uno dei momenti dell’anno da trascorrere in compagnia a tavola. Non importa se al ristorante o a casa, se con i familiari o con gli amici di sempre. In Italia ogni grande festa che si rispetti porta con sé dei riti culinari, degli appuntamenti di convivialità tra buon cibo, buon vino, chiacchiere e risate. E che cosa si mangia di solito per il primo giorno dell’anno? Scopriamo i piatti di capodanno tipici del nostro Paese.
Tartine al salmone: sono un classico delle feste natalizie. Un po’ perché questo ingrediente elegante e dal colore caldo rende speciale ogni piatto. E un po’ perché, diciamolo, è una preparazione semplice, che si può fare in anticipo così da concentrarsi sugli altri piatti del menu. Come base potete usare il pane in cassetta, tostato o meno, dei cracker o delle fette di pane di segale. Spalmate un velo di burro oppure di formaggio caprino o ancora di crema all’avocado e posizionate una striscia di salmone affumicato. Guarnite tutto con dei chicchi di ribes o di melagrana. Il colore rosso, infatti, in molte culture è simbolo di prosperità e salute. Pensate che anche per gli antichi Romani era così.
- Spaghetti alle vongole: durante le feste abbiamo più tempo da dedicare alla cucina e di proporre ingredienti un po’ più elaborati. Ecco perché il pesce e le materie prime di mare sono molto comuni in questo periodo dell’anno. Tra l’altro, il pesce è un ingrediente benaugurante, immagine di una vita serena. In Campania per la Vigilia di Natale e per Capodanno allora si porta in tavola un classico della tradizione, gli spaghetti alle vongole, una ricetta che sembra semplice e scontata ma, per farla davvero bene, ci vuole un minimo di impegno. Niente vongole surgelate o dai vasetti, ma acquistate quelle fresche e lasciatele con il guscio per un piatto più saporito ed effetto. E non dimenticate un pizzico di peperoncino, che allontana i guai ed è emblema di potenza e fertilità.
Tortellini: in Emilia e, ormai non solo, questa pasta ripiena è uno degli ingredienti irrinunciabili delle feste. Tradizionalmente si servono in brodo di cappone, ma per questa speciale giornata potete anche proporli asciutti, conditi con il ragù o una vellutata di lenticchie. E ricordate che in Romagna non si mangiano i tortellini, ma i cappelletti, leggermente più grandi e con un ripieno a base di solo formaggio, anche se in alcune zone aggiungono del macinato di vitello e mortadella. A questo proposito, non dimentichiamo che il maiale è un altro ingrediente portafortuna e in Emilia-Romagna devono saperlo bene. Parlando dei secondi piatti vedremo perché…
Ravioli del plin: chiamati anche agnolotti del plin, sono una pasta fresca tipica piemontese, farcita con carne e verdure. In passato si mangiavano asciutti, racchiusi in un tovagliolo che garantiva che la pasta rimanesse calda e morbida. Non veniva aggiunto nessun condimento per valorizzare al massimo il saporito ripieno. Oggi invece si servono con il sugo d’arrosto o saltati nel burro. E per un momento di festa così speciale perché non condirli con crema di parmigiano e tartufo o provare i ravioli del plin alla barbera con fonduta? Il primo dell’anno ci meritiamo una coccola in più.
Lasagne e affini: rappresentano i profumi e i sapori dei grandi pranzi in famiglia. Le lasagne non possono mancare sulle tavole delle feste italiane, sia nella versione classica con ragù e besciamella sia nelle sue tante interpretazioni, come spinaci e salmone, radicchio e prosciutto, alle cime di rapa, alle lenticchie, cotechino e bietole o ai funghi, solo per fare qualche esempio. E l’Italia è talmente ricca di tradizioni che regione che vai, lasagne che trovi. In Molise, per esempio, si portano in tavola le lasagne in brodo. Nelle Marche, invece, i vincisgrassi che non hanno la besciamella ma un succulento ragù di vari tipi di carne. Ancora, in Abruzzo, soprattutto a Teramo, le lasagne prendono il nome di timballo di scrippelle dove gli strati non sono creati con la pasta sfoglia ma con frittatine sottili, arricchite da mozzarella, polpettine al sugo e verdure.
Cotechino e lenticchie: un altro grande classico della cucina emiliana che ormai ha conquistato, come i tortellini, le tavole di tutta Italia. Merito anche della presenza di due ingredienti porta fortuna, il maiale e le lenticchie, entrambi simbolo di prosperità e guadagni. Del resto, il salvadanaio, non ha la forma di un maialino? Lo zampone, originario di Modena, è una variante del cotechino, un insaccato a base di carne suina diffuso in tutto il Nord Italia. In Friuli Venezia Giulia, per esempio, durante le feste, è gustato con le rape macerate nelle vinacce. Un piatto che prende il nome di brovada e muset. Se questa è la tradizione, tante sono le interpretazioni moderne come il cotechino in crosta, i crostini di polenta e cotechino, i carciofi ripieni di cotechino.
Bollito: quello piemontese è sicuramente il più famoso, ma in tutta Italia si gusta questa preparazione, soprattutto per capodanno. Qual è il segreto per portare in tavola un buon bollito? Per prima cosa ci vogliono ingredienti di qualità e varietà. Il 7 è il numero magico ovvero 7 tagli di carne, 7 ammennicoli (detti anche ornamenti), 7 condimenti e 7 contorni. Il bagnet vert piemontese è la salsa per bollito per eccellenza, ma ci sono altre sfiziose proposte regionali come la mostarda di frutta cremonese, la pearà di pane del Veneto o il savor romagnolo col mosto d’uva.
Baccalà fritto: insieme al salmone è il pesce più usato in questo periodo di festa. Questo anche perché, come il cugino stoccafisso, è una materia prima conservata, a basso costo che in passato non obbligava a uscire per mare in inverno con il tempo non sempre clemente. E come si mangia? A Capodanno soprattutto fritto. Una volta dissalato, il pesce è tagliato a pezzettoni, passato nella farina e cotto in olio bollente. A Roma, invece, è fritto in pastella e servito con le verdure di stagione, sempre fritte. Simile, per certi aspetti, la ricetta modenese, che prevede per capodanno frittelle di baccalà con l’anima, nel senso che non sono vuote come lo gnocco fritto, ma al loro interno c’è l’anima, in questo caso rappresentata dal pesce. E in Sicilia, a seconda delle zone, il baccalà è infarinato o passato in pastella. Speciale è però la ricetta di Augusta, in provincia di Siracusa. Il baccalà dissalato è infatti mescolato con pomodori secchi e cipolla fresca e poi passato in pastella. Una volta fritti, i bocconcini di pesce sono serviti con i rossi pipi sicchi, i peperoni essiccati.
Melagrana e frutta portafortuna: è il frutto di Capodanno per eccellenza. Merito del suo colore rosso e del fatto che fin dall’Antica Grecia erano un simbolo di ricchezza e fertilità. Alcuni la posizionano solo in tavola come decorazione, altri sfruttano anche il suo sapore dolce e aromatico in cucina. Il risotto alla melagrana è una delle ricette più amate anche per il suo particolare effetto estetico. Si possono poi aggiungere i chicchi a un’insalata di radicchio o di baccalà, a un secondo piatto di faraona in tegame oppure si può usare la melagrana per aromatizzare una crema o uno sciroppo con cui bagnare i nostri dolci delle feste preferiti, dal panettone milanese alle cartellate pugliesi. Dice poi il proverbio: “Chi mangia l’uva a Capodanno conta i quattrini tutto l’anno”. Così, alcune famiglie italiane concludono il pranzo del primo giorno dell’anno mangiando uva rigorosamente con qualche monetina in tasca nella speranza che il frutto le faccia miracolosamente moltiplicare.
Panettone: è giustamente definito il re delle feste. Questo antico pane ricco di origine milanese è ormai un must del periodo natalizio in tutta Italia. Basti pensare a quanti artigiani del gusto non lombardi stanno vincendo premi e recensioni positive per i loro lievitati. Con una fetta di un buon panettone il nuovo anno non può che iniziare per il verso giusto! E se non avete voglia di cedere alla ricetta classica, che magari avete già gustato a Natale, potete provare le sue diverse interpretazioni, dal cioccolato al pistacchio, dalla mela all’amarena. C’è poi il cioccolatino al panettone o la torta panettone, una classica preparazione da credenza a portata di tutti.
Torciglione: è vero, il panettone ha un po’ oscurato la presenza di tanti dolci tradizionali per le feste, ma ogni regione ha qualcosa da raccontare. Ne è un esempio il torciglione umbro dall’inconfondibile forma a serpente attorcigliato. Il suo particolare aspetto è simbolo dell’anno che muore e rinasce, della ciclicità della natura. Sembra che gli antichi popoli della zona del Trasimeno, ancora prima del Medioevo, avessero l’abitudine di preparare un pane dolce simile in occasione del solstizio d’inverno. La superficie è arricchita da frutta secca (mandorle o pinoli) che ricordano le squame del serpente, mentre due ciliegie candite rappresentano gli occhi dell’animale.
Struffoli: piccole palline di pasta fritta, cosparse di miele, zuccherini colorati e frutta candita. Sono gli struffoli, uno dei dolci più amati durante le festività in Campania. L’origine di questa ricetta viene fatta risalire agli antichi Greci che fecero conoscere la specialità in questa parte d’Italia. Oggi sono sinonimo delle feste, sia a Natale che a Carnevale. Quando si tratta di festeggiare il capodanno possono però prendere una forma davvero particolare. Come gesto benaugurante si porta in tavola, infatti, una cornucopia di pasta sfoglia o di croccante di mandorle da cui escono fuori tanti struffoli dorati. Un modo dolcissimo per fare i migliori auguri di uno splendido anno nuovo.
Articolo di: “www.agrodolce.it”