Quanto una dieta sana e bilanciata sia un’ipoteca sulla salute presente e futura è ormai risaputo, così come ogni genitore è consapevole dell’influenza che le sue indicazioni e le sue ricette abbiano un impatto sulle abitudini dei propri figli. Quello che, invece, talvolta si tende a sottovalutare è l’importanza della condivisione del pasto. La fretta, i tempi stretti, i ritmi frenetici della quotidianità portano molte italiani a sedersi a tavola ad orari diversi, o addirittura a consumare pranzi e cene di fronte a televisione e tablet: abitudini da ribaltare immediatamente perché, e ce lo dice la scienza, mangiare in famiglia fa bene ai bambini, e li rende più sani, socievoli ed intelligenti. Vediamo cosa dicono gli studi!
MANGIARE IN FAMIGLIA FA BENE AI BAMBINI
Trascorrere del tempo insieme ai propri figli a tavola consente, innanzitutto, di trasformare i pasti in un preziosissimo momento educativo durante il quale far scoprire sapori nuovi, raccontare le storie che si nascondono dietro ad un pomodoro o ad una zucchina, trasmettere informazioni e suggerimenti che aiuteranno i bambini ad assimilare abitudini sane e consapevoli a proposito della propria dieta.
I benefici di questo tipo di condivisione, però, vanno ben oltre una semplice questione di salute: chi mangia più spesso con la propria famiglia, infatti, sembra avere un rendimento scolastico migliore ed essere più socievole dei coetanei.
VOTI MIGLIORI A SCUOLA
Uno studio realizzato negli Stati Uniti e pubblicato sul Journal of Family Psychology ha evidenziato che tra gli oltre 24.000 bambini tra i 6 e gli 11 anni coinvolti nell’esperimento, quelli che mangiano insieme ai genitori più della media (che si assesta attorno ai 5 pasti alla settimana) hanno migliori competenze sociali e un rendimento scolastico nettamente migliore dei compagni.
Sulla stessa linea anche il Consejo Escolar de Estado, il più importante ente istituzionale spagnolo nel campo dell’istruzione: la loro ricerca misura la differenza di rendimento tra gli scolari con una famiglia più coinvolta nelle vicende scolastiche e quelli più isolati. I risultati sottolineano come questo gap possa raggiungere addirittura 2 punti di rendimento e che il momento cruciale è quello della cena. In Spagna, ma ciò è probabilmente valido anche in Italia dove le abitudini non sono così differenti, è proprio il pasto serale quello che, con più frequenza, viene condiviso e scegliere di farlo, in maniera attiva, può aiutare concretamente i bambini ad andare meglio a scuola.
PIÙ SOCIEVOLI, PIÙ SANI
I benefici del mangiare insieme ai propri figli sono confermati anche da un recente studio dell’Università di Montreal pubblicato sul Journal of Developmental & Behavioral Pediatrics. I ricercatori hanno coinvolto 1.500 bambini di 10 anni e le loro famiglie proprio per capire in che modo la condivisione dei pasti abbia un impatto sulla loro salute.
I risultati non lasciano spazio a dubbi: i bambini e le bambine che pranzano e cenano più spesso con mamma e papà sono mediamente più sani dei coetanei, hanno meno problemi comportamentali, sono più propensi a cercare il dialogo con gli altri anche in caso di conflitto, hanno abitudini alimentari più salutari.
Inoltre, i ricercatori hanno scoperto che questi bambini sono meno dipendenti dalle bibite gassate, una delle abitudini che può rappresentare un fattore di rischio per sovrappeso e obesità. Ipotizzano, infatti, che chi mangia più spesso con i genitori avrà in futuro una minor probabilità di sviluppare malattie cardiovascolari e patologie metaboliche.
I PASTI COME MOMENTI DI SCAMBIO
Gli psicologi spiegano la differenza puntando l’attenzione su ciò che accade quando una famiglia è riunita attorno alla tavola per pranzare o cenare: si parla. Infatti, tra un piatto di pasta e un minestrone, sono molti gli argomenti che possono essere affrontati, dall’attualità a ciò che accade a scuola, il tutto in un ambiente socialmente ed emotivamente protetto che incentiva il bambino ad aprirsi. A tal proposito, lo studio dell’Università di Montreal sottolinea l’importanza di quello che viene chiamato “insegnamento indiretto delle interazioni prosociali”, ovvero il fatto che i genitori, in un ambiente positivo, possono dare ai bambini suggerimenti e consigli su come affrontare i loro piccoli problemi, stimolandoli, passo dopo passo, ad affrontarli da soli.
L’apprendimento, infatti, può essere graduale proprio perché “somministrato” a piccole dosi, giorno dopo giorno: all’inizio la priorità può essere l’autonomia dell’alimentarsi attraverso gesti come imparare ad utilizzare da solo la forchetta o pulirsi la bocca con un tovagliolo, poi verrà naturale affrontare questioni più complesse. Per questo motivo gli esperti incoraggiano i genitori a condividere ciò che sanno sulla dieta, sui cibi, sulle preparazioni.
COME RAFFORZARE I BENEFICI? CUCINANDO INSIEME
Cucinare insieme, infatti, è un’ulteriore strategia suggerita dagli esperti per potenziare ulteriormente i benefici della condivisione dei pasti. Accettare che, almeno le prime volte, si rischia di sprecare un po’ di cibo o di rendere particolarmente disordinata la cucina, permetterà ai genitori di instaurare un rapporto positivo con i propri figli, far loro scoprire qualcosa di più su quello che solitamente trovano in tavola già proprio e, perché no, potrebbe essere un buona soluzione per incentivarli a mangiare frutta e verdura, un vero e proprio cruccio per molti genitori italiani. Mettere le mani in pasta, manipolare gli ingredienti, assaggiarli prima e durante la cottura aiuta i bambini ad entrare in contatto con la dieta in maniera divertente e salutare.
Un vero e proprio toccasana anche contro sovrappeso e obesità infantile, condizioni che possono avere sul breve e lungo termine conseguenze anche gravi per i bambini una volta diventati adulti. A casa vostra che strategie utilizzate per mangiare tutti assieme?
Articolo di “ilgiornaledelcibo.it”