A Fermo è una giornata nuvolosa, da pochi giorni è scattata la zona rossa, non incontriamo molte macchine e persone in giro, tuttavia arrivare alla “Casa di Riposo Sassatelli” è stato un gradevolissimo viaggio fra le colline verdi ed in fiore, i borghi medioevali e gli odori tipici di una primavera tutta marchigiana.
Una Storia antica e molto particolare getta le fondamenta di questo palazzo edificato nel 1854 su iniziativa della locale Conferenza di San Vincenzo de’ Paoli, ha avuto negli anni continui sviluppi e trasformazioni anche nella denominazione. Da “Pio Istituto dei vecchi poveri”, poi “Asilo dei vecchi poveri”; divenne quindi “Ospizio di vecchi ” e poi “Opera pia asilo vecchi poveri di Fermo”. Fino ad arrivare nella seconda metà degli anni sessanta dello scorso secolo, a seguito di un consistente lascito del Marchese fermano Alberto Monsignani Sassatelli, l’ente assunse l’attuale denominazione di “Casa di Riposo Marchese Alberto Monsignani Sassatelli”.
Impossibile non ammirare la vista di questa residenza per anziani, un affaccio sull’antico borgo medioevale di Fermo, a dir poco suggestivo.
Dal 2017 la Cimas ha preso in carico la mensa, si parla di oltre cento coperti che si replicano in colazione, pranzo e cena per 365 giorni l’anno. A causa del covid, non è stato possibile entrare nella struttura, ma a raggiungerci è Giulia, 33 anni, grinta da vendere e pronta a raccontare la sua storia ma soprattutto quella di un’azienda che per lei “è una seconda famiglia”
“Sono qui praticamente dal momento zero, cioè quando la Cimas nel 2017 prese la gestione della mensa, mi sono ritrovata ad avviarla, non so bene come definirmi, se responsabile o supervisore (sorride), a me i titoli piacciono poco, mi piace fare, quello sì! Prima di parlarvi di me, però ci tengo a dare alcuni cenni sulla residenza”
Bè la sua storia è nota, non parliamo di un palazzo qualsiasi è uno dei fiori all’occhiello della Regione Marche…
“Certo! Ma dovete sapere che oltre ad ospitare anziani, come casa di riposo, la residenza ha anche un servizio “nucleo demenze e alzheimer” il primo di tutta la Regione, ha dieci ospiti fissi, distaccati dagli altri, si tratta di un’ area di cura ed assistenza per malati affetti da demenza ; in questi reparti è garantita protezione e sicurezza con programmi di attività volti a stimolare e mantenere le funzioni cognitive, sono stanze create appositamente per loro, colorate .Nelle residenza per tutti gli ospiti è incluso l’intervento di una psicologa, ed in tempi di pandemia è stato utilissimo come apporto.”
Ma quando è cominciato tutto questo? È stato il tuo primo incarico in Cimas?
“Premetto che io sono “figlia d’arte” mio papà Michele ( ndr Michele Digena capo area Marche) sono 25 anni che sta in questa azienda, quindi ho cominciato con qualche sostituzione durante gli ultimi anni delle superiori nel periodo estivo, poi la passione è sbocciata quando l’azienda mi ha dato l’opportunità di lavorare a Roma in occasione dei mondiali di nuoto, nel 2009 la Cimas gestiva la mensa dell’Acqua Cetosa, cosa che fra l’altro fa anche oggi, fu un’esperienza fortissima per me, mi ritrovavo a servire gente del calibro di Federica Pellegrini, Massimiliano Rosolino, ed il nostro marchigianissimo Filippo Magnini, furono 20 giorni da brivido, io, si può dire? Ero ancora una ragazzina…”
Certo che si può dire, sport e cucina, che tipo di contaminazione viene fuori?
“Sicuramente lavorando a contatto con atleti professionisti, ho imparato il rigore ed il rispetto, vedevo ragazzi più piccoli di me, stare lontani da casa, allenarsi di continuo, coltivare il proprio sogno fare una marea di sacrifici per questo, è un’ambiente che non può che contaminarti in modo positivo e propositivo, vedendo la grinta che ci mettono loro ti passa anche a te una scossa in grado di farti lavorare meglio e senza risparmiati, una sfida nella sfida. E non finirò mai di ringraziare la Cimas per questa ed altre opportunità che mi ha dato”
Di quale altre opportunità parliamo?
“Stavo li quando abbiamo gestito la ristorazione nel 2011 per il Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona, e quando nel 2019 siamo volati a Doha per i mondiali di atletica, dove fra l’altro avendo fatto un corso di pasticceria per il volere dell’azienda di offrire un servizio ulteriore, mi sono beccata gli applausi della sala, ed ho avuto l’onore di portare le mie creazioni per festeggiare le vittorie che in Qatar l’Italia ha ottenuto, come il bronzo di Eleonora Giorgi, i record di Filippo Tortu. Mi facevano scordare la fatica di avere la cucina 20 piani sotto l’area eventi, se ricordo l’ascensore di Doha ho ancora gli incubi! 20 piani avanti ed indietro a portare i pasti è un pochino stressante per il personale (esplode in una risata)”
Però! ti sei spostata già parecchio grazie al lavoro, in Italia e all’estero, hai fatto esperienze uniche, è stata la tua formazione sul campo?
“In realtà io devo tutto a mio padre e mia madre, che sono due esperti del settore, quando cresci in una famiglia così, la ristorazione non te la spiega nessuno è di casa, mio padre soprattutto l’insegnamento più importante che mi ha dato è stato il solo osservarlo lavorare, quando mi sono ritrovata in sala, in cucina, a gestire gli ordini era per me un lessico familiare, al punto che un giorno una mia cara amica fece la profezia: <Giulia! tu sei nata nella ristorazione, vivi nella ristorazione e morirai nella ristorazione>”
Quindi a Doha pure è stato una sorta di “viaggio con papà” all’Alberto Sordi?
“(Ride divertita) Filippo Tortu a Doha ha segnato un record importantissimo e sono rimasta colpita dalla replica alle domande dei giornalisti che incalzavano sul fatto che il suo allenatore fosse suo padre, io come Filippo rispondo che squadra che vince non si cambia, se mio padre mi ha insegnato una professione e se continua ad essere una fonte inesauribile di consigli, esperienza, se stando a contatto con lui riesco a crescere sia nel lavoro che nella vita, beh mi reputo solo fortunata, in quel film Verdone recitava il bamboccione, io e Tortu, no! E forse i fatti parlano da sé…
A parte tutto, ringrazio mio padre a cui devo tantissimo, so bene di essere stata fortunata, ma so anche di non essermi mai risparmiata, la fatica non mi spaventa, soprattutto se sto lavorando”
Il rapporto con l’azienda? Cosa pensi dei vertici della Cimas?
“in Maurizio ( ndr Maurizio Sansuini fondatore della Cimas) gli sono grata per tutte le opportunità che in questi 15 anni mi ha dato, ho avuto modo crescere, di fare il lavoro che mi piace, e le esperienze di cui parlavamo prima. Vengo da una famiglia che in questa azienda si sente davvero a casa, mio padre ed io non lavoriamo per la Cimas, ma con la Cimas, ci mettiamo la faccia…lo stomaco i polmoni e soprattutto il cuore. Questo è un periodo duro per tutti il covid sta chiedendo dei sacrifici enormi, in azienda lavorano tantissime famiglie, oltre che dipendenti siamo persone che ci tengono al progetto aziendale, all’immagine che gira del nostro marchio, stiamo lottando tutti insieme, non è solo un fatto di stipendio a fine mese, non so se mi spiego (e si commuove)”
La Giulia del passato e quella del futuro?
“Fondamentalmente voglio le stesse cose, sto crescendo e diventando donna in questa azienda, se penso che ho cominciato a collaborare che ancora dovevo finire scuola, mi fa un certo effetto, ecco se mi vedo proiettata ancora più avanti. Come mio padre e Maurizio hanno saputo legarsi personalmente e professionalmente per far crescere sempre di più la Cimas, spero che anche io e Denis ( ndr Denis Sansuini responsabile Cimas e figlio di Maurizio Sansuini) ,che siamo la seconda generazione, sapremo, ognuno nel suo ruolo, fare altrettanto. In Maurizio apprezzo la lungimiranza, ha saputo portarci in sedi ed in situazioni via via sempre più grandi, e in Denis riconosco il suo aver accettato la sfida, insieme a suo fratello Jacopo, il prendersi sulle spalle, in un momento come questo poi, ciò che suo papà, ma anche il mio hanno costruito, sta dimostrando coraggio e caparbietà”
Mondiali di nuoto, Qatar, qual è la cosa sul lavoro che è diventato il tuo ricordo più bello?
“Sembra strano dirlo ma in nessuna delle occasioni citate, è stato quando si è organizzata una festa a sorpresa per Maurizio facendo venire con i pulmini, tutti i dipendenti, in occasione dei 35 anni di attività. Lui proprio non se l’aspettava, quando è entrato in sala e ci ha visti tutti li. È stata una cosa davvero emozionante! Ci siamo sentiti davvero una grande famiglia, Maurizio si è commosso e noi con lui, un momento di rara profondità, le emozioni rimbalzavano ovunque, cavolo! Questa è la Cimas!!!”
Tornando ai nostri anziani della residenza Sassatelli…
“Aspetta ti blocco subito, ho un aneddoto molto divertente, perché lo so che stai per chiedermi di menù e ricette, la sera sai che mi dicono molti di loro? < No la sera la carne mi fa male, damme du fettine di ciavuscolu!>. Scherzi a parte sfrutto questa chiacchierata per ringraziare la caposala Giovanna Manco, che durante il covid -ancor prima del lockdown imposto a livello governativo-ha chiuso tutto, andando incontro anche a critiche e malumori, ma ha da subito voluto difendere i nostri ospiti, è una donna a cui la residenza deve tantissimo”
Ma la domanda la devo fare cosa preferiscono mangiare?
“Io lavoro sia qua che nelle mense scolastiche ti faccio un gioco. Bambini ed anziani se i primi vogliono la pasta in bianco i secondi il ragù, e così prosciutto cotto contro caivuscolu, pasta al pomodoro i primi e maccheroncini di campofilone i secondi, e via dicendo…”
Giulia guarda l’ora. Ti dobbiamo lasciare andare a lavorare eh? pensare che era partito tutto dalla residenza Sassatelli, ce la racconti la prossima volta?
“Con moltissimo piacere, tanto la ricetta di tutte le nostre mense è sempre la stessa, cibo sano cordialità ed estrema attenzione cura per i nostri clienti, scappo…alla prossima, quando magari si potrà, dovete assaggiare i nostri piatti, la cucina marchigiana è fra le migliori al mondo! Assicurato”
Andiamo via con in mente i I vincisgrassi che Giulia c’ha promesso, ma soprattutto leggeri nell’anima, investiti dall’entusiasmo e dalla grinta di questa giovane donna, una boccata di aria buona come quella dei colli intorno a Fermo.