Quanto sareste disposti a spendere per un’anguria? E quanto conta l’unicità del gusto di ciò che mangiamo, o la sua rarità? E i metodi di produzione e preparazione? Tutti questi fattori – il costo, il sapore, la disponibilità, la manodopera necessaria al trattamento – concorrono a definire una particolare categoria di alimenti: quella del luxury food, ovvero cibi di “lusso” il cui consumo è legato a occasioni speciali e, soprattutto, a “tasche” speciali. Ecco allora 5 prelibatezze decisamente luxury e, in alcuni casi, relativamente poco note.
LUXURY FOOD: COSA SI INTENDE?
Prima di iniziare questa breve rassegna di alcuni dei cibi più costosi al mondo, è doverosa una premessa. Se fossimo su Wikipedia dovremmo infatti “disambiguare” il termine “lusso” che, inevitabilmente, si porta dietro più di una definizione e più di una connotazione a seconda dell’ambito (economico, culturale, sociale) e del punto di vista in cui viene adoperato. In questo contesto, “lusso” identifica una particolare categoria di prodotti che rispondono a una necessità (il nutrimento), ma appartengono più alla sfera del desiderio che a quella del bisogno. Un desiderio spesso soddisfatto a caro prezzo e/o in quantità minime, il che rende questi alimenti automaticamente elitari e poco democratici.
Ci sono persone per cui mangiare è di per sé un lusso, si potrà obiettare: questo è tristemente vero, e già in passato ci siamo soffermati sulla questione, ancora aperta e attuale, della relazione tra ristoranti di lusso e sostenibilità del cibo. D’altra parte, non si può condannare chi, disponendo di risorse economiche, può permettersi lo sfizio di una di queste pietanze, anche più volte l’anno.
Quello che segue, si tiene a precisare, non vuole quindi essere né la celebrazione dello sfarzo, né la giustificazione di un sistema economico che genera disuguaglianze sociali, anche sul piano dell’alimentazione e dell’accesso al cibo. Rappresenta invece l’occasione per riflettere nuovamente sul valore, in senso lato, del cibo e di ciò che rappresenta.
LUXURY FOOD: 5 CIBI DI LUSSO E ALTRETTANTE CURIOSITÀ CHE FORSE NON SAPEVATE
Quali sono quindi i cibi più costosi che esitono? Non potendo comporre una lista esaustiva, ne abbiamo scelti 5 che vanno dalla terra al mare, per fare un giro attorno alle tavole più ricche del mondo. Ecco quelli che abbiamo selezionato.
ASTICE E ARAGOSTA: CROSTACEI D’ECCELLENZA
Astice e aragosta sono tra i crostacei più prelibati e costosi della cucina internazionale. Spesso confusi l’un con l’altra, si distinguono per un particolare non indifferente: la presenza di chele nel primo, del tutto assenti invece nella seconda. Entrambi questi esemplari, però, hanno un aspetto in comune: sono difficili da catturare, anche a causa della loro particolare conformazione, che deve raggiungere la piena maturità affinché il crostaceo abbia il gusto voluto. Se si aggiunge, poi, che le aragoste sono diventate particolarmente rare, si intuisce come il prezzo di queste specie raggiunga cifre importanti.
Ciò che forse non tutti sanno, però, è che non è sempre stato così. Si dice infatti che, quando i padri pellegrini giunsero sulle coste americane, vi trovarono così tanti crostacei da non sapere cosa farne e, in un primo momento almeno, non furono particolarmente entusiasti di introdurli nella loro dieta. “Scarafaggi di mare”, così vennero definiti. Fu solo con l’affermarsi del cibo in scatola, dalla seconda metà del XIX secolo, che astice e aragosta cominciarono a vivere il loro momento di gloria. Inscatolati e venduti anche nell’entroterra, ne conquistarono i palati, diventando così sempre più richiesti e, con il tempo, pregiati.
Episodio singolare è quello invece narrato nella seconda metà dell’Ottocento secondo cui, durante un conflitto in terra indiana, le truppe nemiche si impossessarono di alcune confezioni di aragosta inglesi e, prendendole per proiettili, li infilarono nelle loro pistole giganti e le fecero esplodere addosso ai britannici, trasformando il campo di battaglia in una improbabile coltivazione di crostacei a cielo aperto.
Sembra paradossale, ma quello che oggi viene considerato un cibo di lusso, deve la sua (s)fortuna a delle lattine di metallo.
CAVIALE: GALEOTTO FU LO STORIONE
Il mondo marino non è nuovo a questo genere di ribaltamenti di sorte: secondo le ricerche condotte dal New Yorker, infatti, pare che in epoca ottocentesca il caviale fosse regolarmente inserito nel menù dei galeotti americani, ma la sua qualità piuttosto scarsa costituiva spesso motivo di ribellione tra i detenuti.
Un bel cambio di paradigma, se si pensa che il caviale, quello russo in primis, ma anche – e soprattutto – quello iraniano (non dimentichiamoci poi che esiste anche una versione di caviale italiano particolarmente apprezzata dal mercato) hanno conquistato i primi posti nella classifica dei luxury food più ambiti di tutto il mondo: l’Almas, varietà ricavata dagli storioni albini centenari del Mar Caspio, può arrivare a costare fino a 25 mila dollari al chilo. Non a caso, la Caviar House & Prunier di Londra lo propone in un piccolo contenitore d’oro da 24 carati.
TARTUFI: L’ELISIR D’AMORE DI NAPOLEONE DIVENTA LUXURY FOOD
Il tartufo è forse uno dei cibi costosi per antonomasia: tipico solo di certe zone, difficile da trovare, è uno dei prodotti su cui – se non lo si conosce bene – è sempre utile consultare una guida all’acquisto, per evitare di cadere in errore circa qualità e prezzo (che comunque può arrivare anche a 600 dollari l’etto). Sicuramente nota è la varietà bianca, tipica di Alba, tra le città italiane riconosciute dall’Unesco anche per la loro ricca proposta gastronomica. Meno nota è invece la leggenda secondo cui Napoleone, dopo aver sentito un soldato (padre di dieci figli) decantare le lodi del tartufo a letto, lo abbia utilizzato come stimolante per la sua scarsa virilità e, poco dopo, sembra che Giuseppina sia rimasta “miracolosamente” incinta. Se oggi il tartufo costa una fortuna, allora era infatti molto più economico, al punto che lo stesso Napoleone pare che abbia servito ravioli al tartufo bianco per un mese come razione per i suoi soldati e solo dopo una rivolta interna sia stato convinto a modificare il menù.
FUNGHI MATSUTAKE, ANGURIA DENSUKE E ALTRE PRELIBATEZZE GIAPPONESI
Che la cucina giapponese sia ricca di squisitezze non comuni e non propriamente economiche lo sanno bene gli amanti della carne di Kobe e Wagyu. Ma le proteine non sono l’unica sorpresa che riserva questa terra. Proprio dalla terra hanno origine infatti almeno altre due specialità nipponiche, che si aggiungono alla più nota pianta di wasabi (la cui radice fresca può arrivare a costare fino a 200 euro al chilo!):
- funghi Matsutake:crescono spontaneamente sotto le foreste di pini del Giappone e, in varietà meno pregiate, anche in America e in Canada. I prezzi di questo fungo possono raggiungere le diverse centinaia per pezzo e la loro rarità, dovuta a una recente malattia degli alberi da cui sono dipendenti, ha reso quelli asiatici ancora più pregiati e costosi;
- anguria Densuke o “anguria nera”: si trova invece soltanto nell’isola di Hokkaido e, a differenza delle altre angurie, ha una buccia molto scura e priva di striature. Le sue dimensioni sono decisamente più piccole rispetto a quelle di altri frutti della sua specie e il suo sapore ancora più dolce. Sarà per questo che un lotto di Densuke può arrivare a superare i 6.000 dollari.
Oltre a quella nera, tra le rarità giapponesi va menzionata anche una seconda tipologia di anguria, ovvero quella quadrata, che assume questa forma originale perché fatta crescere in particolari contenitori cubici quando ancora non è matura. Pur non essendo commestibile, c’è chi è disposto a spendere fino a 300 euro per averla.
FORMAGGIO DI LATTE DI ALCE: MOLTO PIÙ DI UN SOLDO DI CACIO
Di cibi strani ne è pieno il mondo, come testimonia anche uno dei Musei del Cibo più curiosi che esistano, ovvero quello dedicato agli alimenti disgustosi. Classificarlo come disgustoso, tuttavia, non sarebbe giusto, ma insolito quanto meno sì. Di cosa stiamo parlando? Del formaggio ricavato dal latte di alce! La sua produzione avviene solo all’interno della fattoria di Älgens Hus, ovvero la Casa dell’Alce, situata in una località del Nord della Svezia. Qui vengono prodotti numerosi alimenti a base di alce, ma quello caseario è sicuramente tra i più costosi: può arrivare infatti a toccare le 700 € al kg. Prima di giudicare, vale la pena ricordare che da un’alce si ricavano circa 5 litri di latte al giorno…
IL CIBO DI LUSSO IERI E OGGI
Cosa ci insegna tutto questo? Che, anche in cucina, le mode, persino le tradizioni (immutate per definizione) cambiano. Ce lo dimostrano discipline come l’archeologia gastronomica e vicende come quelle della collezionista di ricette antiche Barbara Ketcham Wheaton che riportano alla luce gusti, sapori e preparazioni lontani anni luce dalle nostre papille moderne. E questo riguarda anche il cibo di lusso: molti di quelli che fino a ieri erano ritenuti luxury food, fuori dalla portata di tutti, oggi sono invece considerati beni di prima necessità o ne esistono varietà relativamente poco costose.
Basta pensare allo zucchero, al cioccolato, al caffè – di cui, certo, esistono anche tipologie con prezzi da capogiro – ma che, da essere sul podio dei prodotti più rari e cari, sono oggi diventati abbordabili per molti di noi.
Bisogna sperare, allora, che anche ciò che oggi rimane appannaggio dei palati più abbienti, possa diventare presto pane per tutti i denti.
Articolo di “ilgiornaledelcibo.it”